Il termine Sōhei (monaco-guerriero) era attribuito ai membri delle congregazioni armate di dottrina buddista del Giappone medievale, esistiti tra la metà del periodo Heian e l'avvento di Oda Nobunaga.
Assimilabili agli ordini militari monastici occidentali, i monaci guerrieri seguivano un codice di condotta che imponeva, per un periodo di servizio di dodici anni, la pratica delle armi e l'utilizzo di un copricapo bianco.
Seguaci del "Sutra mahayana del Grande passaggio al di là della sofferenza", che prevedeva l'utilizzo di armi e della violenza, quest'ordine ha influenzato per secoli la sfera politica e spirituale del Giappone.
Il primo esercito ufficiale di Sōhei venne istituito nel monastero buddhista Tendai Enryaku-ji, a seguito delle controversia con i membri appartenenti al tempio di Yasaka di Kyoto.
Negli anni gli sconti tra templi diventarono sanguinosi e cruenti, scatenati principalmente da eventi legati alle nomine degli abati.
Abili guerrieri, i Sōhei possedevano un ampio armamentario composto da spada, arco, pugnale e naginata, una lunga lama ricurva a un solo filo montata su un'asta di lunghezza variabile. Famoso utilizzatore di quest'arma inastata era il monaco-guerriero Saitō Musashibō Benkei.