"Il Codice del Samurai va cercato nella morte. Si mediti quotidianamente sulla sua ineluttabilità. Ogni giorno, quando nulla turba il nostro corpo e la nostra mente, dobbiamo immaginarci squarciati da frecce, fucili, lance e spade, travolti da onde impetuose, avvolti dalle fiamme in un immenso rogo, folgorati da una saetta, scossi da un terremoto che non lascia scampo, precipitati in un dirupo senza fine, agonizzanti per una malattia o pronti al suicidio per la morte del nostro signore. E ogni giorno, immancabilmente, dobbiamo considerarci morti. È questa l’essenza del Codice del Samurai."
Yamamoto Tsunetomo (1659-1721) fu un samurai del clan Nabeshina durante il periodo di pace dell'era Tokugawa, epoca di decadenza di questa stirpe guerriera del Giappone medioevale. Quando il suo daimyō morì nel 1700, Yamamoto, non potendo eseguire junshi (seguire il suo padrone nella morte tramite il seppuku), vietata dal suo signore in vita, scelse di prendere i voti come monaco buddista e si ritirò in un monastero. Tra il 1709 e il 1716 compose lo Hagakure (all'ombra delle foglie), un trattato composto da 349 brevi aforismi sul Bushido. Il tema principale dell'opera è centrato sulla morte, elemento ineluttabile della via del guerriero.
"Chi afferma che si muore come cani, non avendo realizzato il proprio progetto esistenziale, concepisce la Via del samurai alla stregua di una frivolezza o di una moda"
Yamamoto ci mostra che la via del samurai non persegue uno scopo preciso dettato da un proprio tornaconto personale, ma è determinata da una vocazione spirituale.
"Ogni mattina e ogni sera dovremmo continuamente pensare alla morte, sentendoci già morti da sempre; in tal modo, saremo liberi di muoverci in ogni situazione"
"Non si possono compiere grandi gesta quando si è in una disposizione di spirito normale. È necessario diventare fanatici e sviluppare la passione per la morte. Se si esita o si pensa eccessivamente, si rischia di perdere l'occasione per realizzare l'impresa"
La Via del guerriero non può prescindere dalla morte, è dovere del samurai sacrificare la vita per proprio il signore. Il sacrificio, la morte e il senso del dovere furono, durante gli anni trenta, utilizzati come strumento di propaganda militare. Gli stessi kamikaze portavano copie del Hagakure durante le missioni suicide. Il libro ispirò profondamente lo scrittore Yukio Mishima, che fece seppuku durante l'occupazione del ministero della difesa giapponese per protesta al ridimensionamento dell'esercito del Giappone.
"Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto! È bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita? Ora testimonieremo l'esistenza di un valore superiore all'attaccamento alla vita. Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia! È il Giappone! È il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo" - discorso prima del rituale -
Nell'opera di Yamamoto possiamo trovare anche numerose riflessioni improntate sul concetto buddista e di miglioramento personale. L'incontro con il monaco zen Tannen e Ishida Ittei, letterato confuciano, in giovane età, segneranno in modo particolare le scelte di vita dell'autore del Hagakure.
"È bene affrontare le difficoltà in gioventù perché chi non ha mai sofferto non ha temprato pienamente il suo carattere. Il samurai che si scoraggia o cede di fronte alla prova non è di alcuna utilità"
"Oggi siamo più abili di ieri, domani saremo più abili di oggi. Per tutta la vita, giorno per giorno, siamo sempre migliori"
"Chi si distolga dalla Via perseguendo la conoscenza delle cose è come che vada a occidente mentre dovrebbe restare a oriente. Quanto più si conoscono le cose, tanto più si allontana dalla Via"
"Qualcuno chiese:<<Garantisci per lui?>> La risposta fu:<<Assolutamente sì>>.<<Perchè ha commesso un errore. Perciò, garantisco per lui. Se non avesse mai commesso un errore, sarebbe pericoloso>>"
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